Tarda primavera ed inizio estate è il momento migliore per fotografare le farfalle. Unico inconveniente? Bisogna alzarsi veramente presto.
La mattina presto gli insetti sono più fermi, infatti le farfalle hanno bisogno del calore del sole per riuscire a utilizzare le loro ali, e proprio per questo motivo risultano essere più lente quando l’aria è ancora fresca del mattino. Anche il tramonto può essere un buon momento.
Sia perché la luce del sole, ancora basso, è la migliore. Dopo una certa ora, soprattutto nel periodo estivo, la luce diventa anche troppo dura e la foto ne risente nel risultato finale.
La luce sulla farfalla deve essere omogenea altrimenti si potranno creare zone d’ombra e cerchiamo di metterci il più possibile alla loro altezza posizionando la macchina con il sensore parallelo alle ali. (il più possibile almeno).
Un piccolo pannellino riflettente potrebbe essere di grande aiuto per fotografare le farfalle, come potrebbe esserlo un flash circolare, da attaccare all’obiettivo, che possa fungere anche da semplice lampada. (su internet si trovano anche a meno di 50 euro)
Abbassare qualche filo d’erba che si trova subito dietro per poter rendere lo sfondo più omogeneo e che non disturbi.
E se il soggetto non è abbastanza lontano dallo sfondo? Possiamo fotografare le farfalle lo stesso, cercando di fare in modo che lo sfondo entri a far parte dell’immagine, dando magari un’idea sull’ambiente in cui vive il lepidottero.
Se possibile utilizziamo la messa a fuoco manuale, e sempre se possibile, utilizziamo la tecnica del focus stacking soprattutto per la zona degli occhi che potrebbe non essere sullo stesso piano focale delle ali.
INDISPENSABILE un cavalletto o un monopiede.
RICORDIAMO CHE le farfalle sono molto delicate, non serve fare forzature estreme e danneggiarle solo per poter portare a casa una foto
Per le foto riportate in questo artico è stato utilizzato un obiettivo macro 100mm di focale
Un prisma di Newton, una scatola e un obiettivo grandangolare bastano per divertirsi con la luce del sole. La velocità della luce varia a seconda della lunghezza d’onda. Quando la luce attraversa un mezzo denso, come il prisma di vetro cambia la sua velocità. Pertanto, l’angolo di rifrazione della luce varia a seconda della lunghezza d’onda. L’angolo di rifrazione è più alto nelle alte frequenze, (blu e viola) è più basso nelle basse frequenze (rosso e arancione)Per questa ragione si forma un ventaglio di colori dal rosso al viola chiamato spettro (dal latino spectrum – apparizione). In conclusione, nella dispersione della luce i raggi sono deviati con un angolo differente a seconda della lunghezza d’onda. Tutto questo fu scoperto da Newton nel 1665, e non solo, quel geniaccio di Newton scopri che era possibile ricomporre i colori in luce bianca con un secondo prisma rovesciato, dimostrando che la scomposizione della luce è un fenomeno fisico reversibile. Una curiosità: Il prisma a base triangolare è il soggetto della copertina dell’album The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Tuttavia nella figura è mostrato il raggio di luce che rimane bianco dopo la prima rifrazione all’interno del prisma. Questo non è esatto perché la differenza nella velocità dei diversi colori della luce dovrebbe causare una dispersione e mostrare lo spettro anche nella prima rifrazione.
Per fare questa foto (cliccare sull’immagine per aprirla) è stato usato un’obiettivo 200mm, la particolarità sta nel fatto che davanti all’obiettivo è stato inserito un filtro nd500 che aumenta il tempo di esposizione di 9 volte.
Il tempo di esposizione quindi si è allungato fino a 5 secondi. Durante questi 5 secondi le piante poste come sfondo venivano mosse a destra e sinistra per creare un’effetto pennellata. I fiori in primo piano devono rimanere fermi per 5 secondi, quindi bisogna proteggerli con dei pannelli anche se può sembrare che non ci sia vento. In questo tipo di foto il diaframma ha un’importanza secondaria perché comunque lo sfondo verrà mosso e sfocato.
Qual è la cosa più difficile da fare? Trovare la goccia d’acqua proprio dove vogliamo noi. Missione quasi impossibile, allora ci dobbiamo attrezzare con una siringa normale e uno spruzzino con acqua. A questo punto abbiamo due cose da fare. Primo spruzzare leggermente il fiore con acqua nebulizzata, e poi impazzire per sistemare la nostra goccia o le nostre gocce dove vogliamo. L’obiettivo che è stato usato, per la foto che vedete in copertina dell’articolo, è un 100mm macro per poterci avvicinare molto e far vedere il fiore posto in secondo piano, proprio dentro la goccia d’acqua. Una delle difficoltà è trovare appunto la situazione ideale, mentre la seconda è che se siamo all’aria aperta ci sarà sempre un po’ di vento che ci disturberà sia per la sistemazione della goccia e sia perché potrebbe muovere i petali del fiore, quindi stiamo attenti al mosso e cerchiamo un tempo di scatto ideale. Una volta fatta la foto è sempre meglio rivederla sul monitor a grandezza massima per trovare eventuali errori.
Se invece siamo in un posto chiuso magari sfruttando dei fiori che abbiamo sul balcone, diventa tutto più semplice, (mi raccomando di non strappare fiori nei boschi per portarli a casa) ma non semplicissimo perché anche dobbiamo stare attenti. Prima di tutto ricordate sempre che le gocce d’acqua riflettono tutto quello che c’é intorno a noi, quindi se potete usate dei pannelli anche di polistirolo per chiudere il set, molto meglio se avete un cubo per still life. Senza fretta sistemare prima di tutto il set nel miglior modo possibile, a questo punto abbiamo tutto il tempo per fare prove e sistemare magari una o due fonti di illuminazione.
Foto di Giancarlo Neccia
Il Sole
Nella foto vediamo la superficie del Sole, la fotosfera. Dominata dai granuli e sede delle famose macchie solari, il numero delle quali indica il livello di attività solare. La temperatura di questo strato, è dell’ordine di 6.000 gradi centigradi (la temperatura del nucleo invece è di circa 15 milioni di gradi) La luce che ci proviene dal Sole però’ non ha origine nella fotosfera, ma risiede nelle reazioni nucleari che si sviluppano nel nucleo. Questa luce (fotoni) abbandona la superficie del Sole e giunge ai nostri occhi 8 minuti e mezzo dopo.8 minuti e mezzo infatti impiega la luce a percorrere i 150 milioni di chilometri che separano il Sole dalla terra, quindi quando noi guardiamo il Sole lo vediamo sempre come era circa 8 minuti e mezzo primaLa granulazione che si vede in foto è un fenomeno dovuto ai moti convettivi presenti nello strato fotosferico, Questi moti convettivi trasportano il calore alla superficie molto rapidamente e sono visibili in superficie sotto forma di granuli .Le zone intergranulari più scure rappresentano regioni di plasma più freddo, che scende verso l’interno. Le macchie solari invece sono una specie di tempesta magnetica, un’area a temperatura che oscilla tra i 4000 e i 5000 gradi e che ci appare più scura per via del contrasto con le zone vicine soggette a temperature più alte. Foto con Telescopio solare coronado 90/800 Camera di ripresa ASI ZWO 294150 frame su 2000 totali
Galassia di Andromeda L’Universo si espande, e quasi tutte le galassie si allontanano tra loro. Quasi tutte, ma non tutte. In realtà esistono delle galassie che si stanno avvicinando tra loro. Sono quelle che si stanno attraendo l’una con l’altra perché sono abbastanza vicine, quelle dove la gravità vince sul moto di espansione generale dell’Universo. È proprio quello che sta capitando a noi, alla nostra Via Lattea, nei confronti della galassia di Andromeda, la nostra galassia gemella più vicina. Quindi Andromeda ci verrà addosso sul serio. E quando? Noi attraiamo Andromeda, e Andromeda attrae la Via Lattea, ed entrambe si muovono una verso l’altra. Possiamo però descrivere quello che succede come se noi fossimo fermi, e fosse solo Andromeda a venirci addosso. Alla non piccola velocità di circa 120 km al secondo (al secondo, non all’ora), che corrisponde a 432.000 km all’ora.Se un’astronave viaggiasse a questa velocità, potrebbe raggiungere la Luna in un’ora. La distanza tra noi ed Andromeda è di circa 2 milioni e mezzo di anni luce, che corrisponde alla bellezza di 23 miliardi di miliardi di km. Se la velocità di avvicinamento di Andromeda si mantenesse costante, ci metterebbe 6 miliardi di anni a raggiungerci, ma man mano che Andromeda si avvicina, la gravità aumenta, così come la sua velocità di caduta. Fatti i conti, pare che il grande incontro avverrà tra circa 4 miliardi di anni. Le due galassie si fonderanno e diventeranno una sola, grande il doppio.
Il resto di una stella esplosa
Nebulosa Elica
E’ una nebulosa planetaria distante da noi 650 anni luce in direzione della costellazione dell’Acquario. La nebulosa Elica è il risultato delle ultime fasi del ciclo evolutivo di una stella di massa comparabile a quella del nostro Sole ed è composta dal gas e dalle polveri espulsi dalla stella che si trova esattamente al suo centro, e che si appresta a diventare una nana bianca. Seppure ci appaia immobile, data la distanza, NGC 7293 si espande alla velocità di oltre 100.000 chilometri orari e grazie a questa informazione, gli astronomi sono riusciti a dare una stima della sua età, che non dovrebbe essere inferiore a 10.000 anni. Questi strani oggetti si formano quando una stella simile al Sole, negli ultimi stadi di vita, non è più in grado di trattenere i suoi strati esterni. La stella, il minuscolo punto blu visibile al centro dell’immagine, lentamente si spoglia degli involucri di gas che mano a mano formano la nebulosa, per trasformarsi in una nana bianca. La colorazione della nebulosa è data proprio dalla radiazione emessa dalla stella che ‘illumina’ il materiale ad essa circostante. Evidente il bagliore emesso dall’ossigeno (in blu) e dall’idrogeno (in rosso. Acquisizione con apocromatico 71sdqCamera asi183 a -15°cEsposizione 21 foto da 240 sec – Gain 200Filtro L-eNhance
Alla fine della loro vita, stelle di massa simile a quella del sole creano queste strutture. Una volta che la stella consuma il suo combustibile nucleare, e dopo una fase di espansione in gigante rossa, l’astro espelle gli strati esterni lasciando bene in vista il suo nucleo densissimo e molto caldo. Appena si formano queste che vengono chiamate nane bianche, hanno temperature altissime che vanno dai 10.000 ai 100.000 gradi, Quel nucleo stellare (non esploso) che si intravede al centro della nebulosa, illumina e fa brillare il materiale espulso. Questa nebulosa si trova a circa 2000 anni luce ed ha un diametro di 2 anni luce.
Una biblioteca molto famosa. La biblioteca del Trinity College ospita quasi 5 milioni di libri. In questo corridoio che vedete nelle foto, lungo 65 metri, ci sono circa 200.000 libri. E’ stata costruita nei primi anni del 1700. La biblioteca è stata anche il set cinematografico di alcune scene di Harry Potter
Foto di Giancarlo Neccia